Teatro

Stasera "L'Oro del Reno" di Wagner a Firenze

Stasera "L'Oro del Reno" di Wagner a Firenze

L’imponente tetralogia di Richard Wagner stasera sul palcoscenico del Comunale di Firenze dopo venticinque anni dalla spettacolare versione di Luca Ronconi. Il 14 giugno alle 20,30 andrà in scena L’Oro del Reno (repliche il 19, 23 e 27 giugno) ed il 16 giugno alle 19 La Walkiria (repliche il 21, 25, 29 giugno). Pe le altre due opere bisognerà avere ancora qualche mese di pazienza: nel 2009 la tetralogia sarà completa. Non è consueto assistere ad una rappresentazione che di per sé costituisce un evento, tanto più se l’allestimento è originale come quello del regista Carlos Padrissa: immagini e proiezioni di grande effetto per le scenografie nello stile ormai noto della compagnia catalana, insieme a tanta presenza umana sulla scena, che arricchisce di ulteriori simobolismi l’opera wagneriana. Niente a che vedere dunque con l’allestimento di Ronconi. Qui la tradizione viene sacrificata a vantaggio di effetti di luce su schermi giganti, che se da un lato impoveriscono le scene, dall’altro creano atmosfere necessarie al clima immaginifico dell’opera wagneriana. Lo spettatore sarà colpito dal monumento umano che simboleggia il Walhalla (una torre di uomini sorretti da fili invisibili), dal grande pendolo che scandisce lo scorrere inesorabile del tempo verso la morte, ricoperto da una trentina di uomini, poi gli dei (figure antropomorfe che sovrastano il mondo degli uomini che indossano invece costumi umili e tribali). Nonostante che secondo il M° Metha questa non sia una versione fedele allo spirito compositivo dell’operista sassone, sia per le sonorità che l’orchestra propone, troppo “emotive”, sia per il carattere scenico della Fura, troppo “mediterraneo”, l’opera convince per il coinvolgimento di tutte le forme espressive, e quindi della completa sensorialità, che proprio Wagner teorizzava nell’opera totale. L’elemento dell’acqua poi, che si incontra nell’Oro del Reno nelle speciali piscine che muovono continuamente flussi di acqua dai quali emergono le figlie del Reno nell’atto di cantare, avvicina ancor più la lettura della Fura ad una tradizione neolatina, certamente innovativa per un’opera che parla tedesco.